Vincenzo Ferroni – Ernesto Berio Complete Organ Works – Alberto Barbetta, organo

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Vincenzo Ferroni – Ernesto Berio Complete Organ Works – Alberto Barbetta, organo

 

 

È ancora fresco di stampa il CD “Vincenzo Ferroni – Ernesto Berio - Complete Organ Works” registrato dall’organista vicentino Alberto Barbetta per l’etichetta «Da Vinci Classics»

 

Se ancora ha un senso incidere musica organistica, questo lavoro lo coglie perfettamente, essendo una raccolta che fa conoscere autori ignorati dalla concertistica ufficiale e che si consegna in tal modo agli archivi come istantanea di un’epoca e di un suono. Probabilmente la fase storica attuale è proprio quella della fine di uno strumento glorioso, ormai imprigionato in esecuzioni d’epoca con relativa nostalgia di tempi andati, in riproposizioni antologiche di autori stra-passati in rassegna, in implosioni avanguardistiche che, a quanto pare, non hanno portato molto lontano, addirittura in ricostruzioni di copie e copiati che la dicono lunga sul fatto che non si va verso un futuro ma verso un rimasticamento del passato bello fin che si vuole, ma pur sempre distante dal pubblico, dai media e da un domani. 

 

Dunque l’idea di affidare alla storia della cultura organistica ciò che merita di essere ricordato, tanto più se raccolto nella sua interezza di Opera Omnia, ha lo stesso valore di un volume di memorie che viene collocato in una biblioteca affinché resti a documentare una storia che ha vissuto tempi migliori. E occorre dire che la scelta di incidere le opere organistiche di Vincenzo Ferroni e Ernesto Berio ci permette di leggere una pagina piuttosto interessante dell’organo fra fine Ottocento e inizio Novecento; innanzitutto per la qualità degli autori: il Ferroni può vantare un curriculum di tutto rispetto -fu allievo del Conservatorio di Parigi di J. Massenet, prese parte attiva alla vita musicale parigina fino all’inquadramento nei ranghi degli insegnanti del Conservatorio di Milano succedendo ad Amilcare Ponchielli-, si ritagliò una notevole presenza nel panorama melodrammatico a cavallo fra 800 e 900, fu insegnante ricercato e apprezzato da generazioni di studenti; Ernesto Berio fu più lontano dai clamori operistici, ma fu allievo di I. Pizzetti, compositore stimato, protagonista di qualche affaccio sulla scena nazionale, musicista a tutto tondo e organista qualificato. La loro musica suona vicino a noi, per ricchezza di armonia, calore melodico, tenuta del discorso, e forse può ancora interpretare sentimenti diffusi con la sua signorile cantabilità. Il Ferroni ci mostra un musicista che a Parigi aveva acquisito quello che in Italia andava ancora piano piano concretizzandosi, ossia un ritorno alla compostezza antica dell’organo, mentre Ernesto Berio si muove nel solco ceciliano con una sua pulita eleganza; il primo sa indulgere alla grande forma e a qualche malizia tardoromantica, il secondo resta nello stile liturgico più rassicurante. Il merito del CD è proprio quello di offrire due ritratti di musicisti di grande mestiere, forse lontano da rivoluzioni, ma certo ricchi di una capacità espressiva propria.

 

Alberto Barbetta si muove a suo agio fra le venature romantiche degli autori, complice uno pregevole strumento Balbiani (1933 II/22, restauro Luigi Patella 2013/2017) che offre con nitidezza e proprietà i suoni morbidi e discreti tipici del nostro primo Novecento; ottima l’interazione con altri musicisti in alcuni mottetti sacri del Ferroni, Alberto Spadarotto baritono, Jimin Oh soprano, Giulia Rettore arpa, Sabrina Giacomelli violino, Anna Trapani cello, i quali da parte loro sanno rendere con cura le espressività che ci rimandano un’eco della grande musica sacra di un tempo. 

 

Fausto Caporali [gennaio 2024]

 

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